‘U vrascioluni piatto tipico calabrese
- Autore: fornellirossi
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- 05 nov, 2018
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2 belle fette di noce di vitello
3 uova
soppressata a fette
pane raffermo 150 grammi circa
pecorino calabrese grattugiato
pecorino fresco
un bicchiere di vino rosso
aglio
prezzemolo
cipolla rossa di Tropea
passata di pomodoro 1 litro
olio evo
sale
Inziate bagnando il pane raffermo, poi strizzatelo e ponetelo in una ciotola. Unitevi un pizzico di sale, una manciata di pecorino grattugiato, 1 uovo intero, prezzemolo e aglio triturati finemente e impastate un poco il tutto. Nel frattempo fate bollire le altre due uova finchè sono sode e mettetele a raffreddare.
Stendete sul piano di lavoro le due fette di carne sovrapponendole in modo da formare un’unica base grande, battetele con il batticarne ed eventualmente tagliate via le piccole parti grasse esterne che triterete e metterete nel ripieno. Poi ponetevi sopra la soppressata a fette tagliata sottile, ricopritele con l’impasto di mollica di pane e completate con le uova sode e il formaggio pecorino a fette.
Ora con delicatezza avvolgete su se stesso u vrasciuluni, legatelo con spago da cucina stringendo bene le estremità per evitare che il ripieno fuoriesca durante la cottura.
Quando bolle, abbassate la fiamma, regolate di sale (poco) e fate cuocere a lungo (anche due ore) fino alla cottura, cioè fino a quando il sugo sarà scuro e cremoso e nella molto morbida la forchetta entrerà senza incontrare nessuna resistenza.
U vrasciuluni va tagliato a fette, dopo aver tolto lo spago, quando sarà raffreddato. Con il suo saporito sugo avrete anche un primo piatto da re perché è perfetto per condire ziti o paccheri o, ancora meglio, pasta fatta in casa, fileja e strangugliapriaviti.
La stessa ricetta potete utilizzarla per preparare i vrascioli, cioè gli involtini alla calabrese. Le fette di carne vanno tagliate a fettine più piccole, inserendovi lo stesso ripieno e arrotolando la carne su se stessa ottenendo deliziosi involtini monoporzione da chiudere con spago oppure con due stuzzicadenti. Per il resto il procedimento è lo stesso ma richiede tempi più brevi di cottura. sorgente art .qui

INGREDIENTI
1 chilo di melanzane violette piccole
mezzo chilo di pane casereccio raffermo
100 grammi di pecorino grattugiato
1 cucchiaio di prezzemolo e basilico tritati
2 uova
aglio
1 litro di passata di pomodoro fresco
una manciata di foglie di basilico
olio evo
sale
PREPARAZIONE
Si inizia dal sugo di pomodoro: fate soffriggere uno spicchio d’aglio
nell’olio, unite la passata, regolate di sale e fate cuocere. Prima del
termine della cottura unite qualche foglia di basilico.
Mentre il sugo cuoce, lavate le melanzane, tagliate il gambo e poi fatele a metà. Lessatele in abbondante acqua poco salata, quando saranno tenere scolatele e lasciatele in uno scolapasta a perdere l’acqua in eccesso. Mettete a bagno il pane duro per farlo rinvenire.
Una volta scolate bene, scavate la polpa delle melanzane con un cucchiaino facendo in modo che i gusci rimangano interi. Strizzate la polpa fino a togliere tutta l’acqua e ponetela in una scodella insieme alla mollica di pane, anch’essa ben strizzata.
Unite un piccolo spicchio d’aglio tritato, il pecorino grattugiato, il prezzemolo, le uova, un paio di cucchiai del sugo di pomodoro che avete preparato e impastate bene il tutto.
Impastate bene finché il composto sarà omogeneo e non appiccicoso, se risulta umido aggiungete del pane grattugiato finché non sarà della giusta consistenza. Farcite i gusci delle melanzane con il composto ottenuto, aiutandovi con le mani e aggiungendone un pochino alla volta.
A questo punto friggetele delicatamente in poco olio bollente, fino a doratura della parte con il ripieno e per un minuto circa dall’altro lato.
Disponetele in una pirofila da forno unta con un po’ di sugo di pomodoro, cospargete con il pomodoro rimanente, spolverate la superficie con altro formaggio grattugiato e fatele cuocere in forno a 200° C per circa 30 minuti.
Le varianti più comuni sono tre: la extra per carnivori, che richiede l’aggiunta al ripieno di un paio di etti di carne macinata, la ghiotta, che vuole invece acciughe, olive verdi e capperi tritati e infine la bianca, che è senza sugo di pomodoro e non prevede l’ultimo passaggio in forno.
fonte: qui


L’antipasto calabrese per eccellenza.
Si accompagnano praticamente a tutto, e sono sempre presenti sulla tavola di ogni calabrese.
Utilizzabili come aperitivo, antipasto, servite con formaggio, ‘nduja e con qualunque altra prelibatezza.
Durante il periodo della raccolta delle olive, oltre all’incombenza della stessa e alla successiva macina per ricavarne l’olio, le donne dovevano anche provvedere alla preparazione di diverse qualità di olive da conservare e consumare durante l’inverno e non solo.
Si sceglievano le olive appropriate per ogni ricetta, si preparavano e si curavano rispettando le più antiche tradizioni.
Preparazione:
Con un sasso o con un batticarne schiacciate le olive, eliminate i noccioli e mettete la polpa in acqua fredda e salata per alcuni giorni, cambiandola almeno una volta al giorno per eliminare il liquido amaro di vegetazione e facendo cura di tenerle pressate in modo tale da restare sempre immerse nell’acqua.
Quando le olive saranno diventate dolci, possiamo procedere a sgocciolarle.
Il condimento si ottiene aggiungendo: olio vergine d’oliva, peperoncini rossi piccanti tagliati finemente, aglio a pezzettini e i semi di finocchio.
A piacimento si può inserire origano e pezzettini di carote.
Inserire poi in barattoli di vetro e conservare in luogo fresco e asciutto. Gli alivi ammaccati saranno infine pronti per essere serviti dopo 3-4 settimane di conservazione nel barattolo.

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